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Immagine del redattoreCarla Babudri

Il racconto del Sacro Maschile, della rabbia e della sua essenza ritrovata


Sta emergendo una nuova coscienza maschile, e Gaia sta rispondendo alla chiamata per unirsi a quel potere maschile perduto.

Questa storia parla, di rabbia trattenuta in un guerriero ferito, che distrusse l’opportunità della vita, uccidendo la gente.

In questa storia il maschile si cerca di mettere alla prova, nei modi socialmente apprezzati di virilità, ma in realtà si accorge di essere solo al sevizio del potere patriarcale distruttivo.

La narrazione è sempre stata la strada creativa per elaborare le emozioni e per far comprendere i valori più profondi

“Eduard era innamorato di una donna speciale, una Dea.

Era la persona più dolce, più adorabile che avesse mai incontrato, il suo nome era Amelì, e sebbene quest’ultima amasse a sua volta Eduard, fu chiamata a diventare sacerdotessa.

Eduard si allenò notte e giorno per diventare un feroce guerriero. Sognava l’onore e il rispetto che avrebbe guadagnato essendo un buon condottiero.

Un giorno il capo dei guerrieri della città annunciò la guerra e tutti i giovani furono chiamati a combattere la battaglia per proteggere il loro regno e per la gloria.

I due innamorati furono molto tristi, non sapevano se si sarebbero mai più rivisti.

Eduard era un guerriero ed era felice di andare in battaglia, sarebbe tornato da eroe. Andò in battaglia e fu orribile, spietata e durò molto a lungo.

Mentre Eduard era via, sentiva storie su una religione che stava diventando forte e stava per sovvertire il domino del suo re. Alla fine della guerra, tornò a casa, ma non era l’eroe che tanto sperava, non aveva raggiunto la gloria che desiderava, era solo diventato più feroce, aveva visto la morte, la sofferenza e sapeva uccidere senza remore.

Tornato a casa, volle incontrare Amelì, ma scopri che lei era nel Tempio Sacro.

Andò al tempio, che era un posto bello, pieno di natura selvaggia, ma dopo tanti anni di guerra, Eduard non poteva sopportare tanta bellezza, gli faceva male al cuore, qualcosa era morto dentro di lui, la grazia gli faceva raddoppiare il dolore.

“Amelì dove sei!”

Lui urlo con tutta la voce che aveva in gola. Urlava e urlava sempre più forte, finché dal tempio non uscirono i sacerdoti, e videro quest’uomo brizzolato, pieno di cicatrici, con gli occhi spenti e sofferenti, che urlava e piangeva. Gli uomini e le donne del tempio cercarono di aiutarlo, di curare le ferite ancora fresche della battaglia, ma lui non volle.

“ Dov’è Amelì…Amelì…ti prego Amelì…dove sei!”

A un certo punto dalla folla correndo Amelì lo abbraccio, lo baciò e tra le lacrime Eduard le chiese di andare via con lui per costruire quella casa, quei bambini che tanto desideravano.

“Oh, Eduard, è questa casa mia adesso” disse la giovane sacerdotessa.

“No, non puoi dire cosi, eravamo così innamorati, destinati a stare insieme. Cosa è successo?”

Si guardò le mani, strinse i pugni e incomincio a picchiare per la rabbia la terra, gli alberi e dalle mani il sangue sgorgava… estrasse la spada e con violenza si fermo davanti al collo di Amelì.

“Tu mia hai tradito, non è possibile che tu ti sia dimenticata delle promesse!”

Eduard guardo gli occhi di Amelì, aveva visto così tante volte quello sguardo cosi spaventato, era quello delle donne che aveva ucciso durante la guerra, lo sguardo della paura.

Il volto di Eduard era quello di un animale stordito e arrabbiato, il gruppo di sacerdoti riuscì a prendere Amelì e a metterla in salvo, mentre le porte si chiudevano in fretta.

“Mi dispiace Eduard, mi dispiace tanto…” urlò Amelì da dietro il grande portone.

Eduard era perso, ha sognato così tante volte la donna che amava, e non era morto in guerra proprio perché era più forte il desiderio di rivederla e stare con lei.

Passarono le settimane ed Eduard a casa, sempre più infuriato, incomincio a bere. Sentiva strane storie sul lavoro del culto della Dea Madre, stavano diventando sempre più potenti. Le persone parlavano dei loro poteri di guarigione, molta gente seguivano questo culto, altri ne erano terrorizzati.

Il capo delle guardie della città, fece un annuncio importante, avevano bisogno di uomini: i sacerdoti e le sacerdotesse del culto della dea stavano diventando pericolosi e il re voleva interrogarli, cercava volontari per diventare guardie del re.

“ Io sono un volontario” disse Eduard, e dietro di lui molti altri uomini si dichiararono.

Cosi iniziarono a devastare… incominciarono dal tempio più a nord del regno, quello più grande di tutti. Chiunque si ribellava veniva ucciso.

Eduard prendeva a pugni chiunque si opponeva, e con la sua spada senza esitazione tagliava la testa a chiunque si metteva contro di lui, tutto questo non faceva altro che far crescere rabbia in lui. Riuscirono a portare via solo pochi sacerdoti, attorno a lui cadaveri di donne e uomini.

Il re fu così contento delle azioni di Eduard, che lo mise a capo della spedizione: aveva l’ordine di uccidere chiunque si fosse ribellato alla supremazia del re.

Eduard e i suoi guerrieri uccisero chiunque si opponeva, e ad uno ad uno, saccheggiarono in pochissimo tempo i templi. La rabbia di Eduard divenne sempre più feroce, finché un giorno arrivarono al tempio di Amelì.

Sfondarono la porta e iniziarono a uccidere, una parte di lui gli diceva di smettere, ma non poteva, non voleva. A un certo punto nella sala tra i corpi dei sacerdoti sfiniti dalle ferite vide per terra Amelì, era ferita e ricoperta di sangue, il cuore di Eduard si spezzo ancora una volta, pensava che fosse il momento di farla finita, non aveva più nulla da perdere, era pronto a ucciderla.

Un grande uomo si mise in mezzo per fermare Eduard, un grosso uomo con i capelli raccolti in crocchia, con vesti immacolate. Eduard rimase in mobile con la sua spada, e ordinò al grande uomo di togliersi, altrimenti l’avrebbe ucciso. Ma l’uomo fu più veloce di lui, e con un bastone colpi più volte Eduard che cadde ferito.

Era incredibile… con tutte le battaglie che aveva superato questa gli provocava dolore non fisico, ma al cuore. E perse coscienza.

Si sveglio più tardi completamente disorientato.

“ Dove mi trovo? Dove sono le urla? E Tutti i guerrieri?”

Tanti uccellini cantavano, c’era profumo di muschio, qualcuno stava curando le sue ferite.

C’erano alberi dappertutto, e la pace era quasi fastidiosa. Voleva alzarsi ma non ci riusciva.

Degli uomini si prendevano cura di lui. I giorni passano velocemente. Eduard non riusciva a parlare, il grande uomo gli aveva procurato una ferita profonda al collo.

Passato ancora del tempo, riuscì ad alzarsi e a restare seduto sul bordo del letto. Un giovane uomo gli portò dei vestiti, gli sorrideva sempre, ma Eduard era troppo addolorato per tutta quella gentilezza, e mostro rabbia verso il ragazzo, gli si lanciò addosso e inizio a soffocarlo.

Dal nulla apparve l’uomo alto e grosso con le vesti immacolate che riuscì a separare il ragazzo dalle mani violenti di Eduard.

“ Ma chi sei tu? Cosa volete da me? Dove Amelì?”

“Sono il nuovo Padrone!” disse l’uomo alto e grosso. “ Ti ho preso dal re e ora mi servirai”

Eduard si lancio con tutta violenza verso l’uomo, ma l’abile maestro non si fece colpire e con maestria lo blocco subito, procurandogli un dolore lancinante.

“ Questo comportamento non voglio più vederlo. Rimarrai qui finché non riuscirai a controllarti” E con un forte colpo, il maestro colpi l’irascibile Eduard che svenne.

Ogni giorno Eduard cercava di scappare, e ogni giorno il maestro appariva dal nulla per fermarlo, cosi Eduard esausto, smise di combattere. Nei giorni a seguire, aiutò gli altri uomini nei lavori tra i campi. Trasportava pietre che servivano per essere scolpite.

Quando Eduard aveva un momento libero, osservava gli abili scultori modellare la pietra, scolpivano corpi di donne, uomini, bambini e animali. Non credeva che potesse esistere tanta maestria.

Aiutava ad estrarre le pietre nei campi, e con una forza naturale e abilità mentali, riusciva a tirare fuori dalla terra pietre molto grosse, sembrava che le pietre si lasciassero prendere, come se avesse una forte connessione con la Terra.

Sentiva un forte richiamo per lo scalpello, ma si limitò a tirare fuori dalla terra grosse pietre. Questa straordinaria abilita di Eduard si diffuse ovunque, e tutti lo onoravano per la sua dote.

Un giorno il Maestro andò da lui e mise nelle sue mani lo scalpello e strumenti per lavorare la pietra. Eduard inizio a piangere come un bambino, gli anni di rabbia si sciolsero per magia davanti alla bontà dell’uomo.

Il maestro lo strinse più forte che poteva per abbracciarlo, nessuno aveva mai mostrato compassione e tenerezza, ma prima di tutto, Eduard si senti finalmente riconosciuto.

Eduard incominciò a lavorare la pietra, veniva chiamato solo quando gli operai del campo incontravano un masso particolarmente grande. Imparò l’arte della scultura, costruì bellissime architetture con la pietra, con delle bellissime facciate, e ogni immagine di donna che doveva scolpire, raffigurava il volto di Amelì.

A volte le lacrime cadevano sulle pietre, mescolandosi con i materiali.

Dopo molti anni, a Eduard fu chiesto di presentare le sue opere, anche se lui non voleva, provava vergogna per le cose terribili che aveva fatto. Ma il Maestro lo convinse.

Vestito con gli abiti migliori, Eduard entrò in un tempio e fu accolto in modo amorevole, acclamato per le sue meravigliose sculture architettoniche. Tutti lo ringraziarono, per la statua della Grande Madre che aveva creato per il tempio. Con i piedi a forma di radici e le mani che andavano verso il sole, il volto era quello di Amelì.

Non aveva mai visto il suo lavoro collocato in un tempio così bello, era emozionato e tutti lo ringraziavano. Prima che lui andasse via, gli dissero che la sacerdotessa voleva ringraziarlo, si voltò e prima che si potesse dire qualsiasi parola Eduard cadde in ginocchio, e anche la sacerdotessa cadde in ginocchio vicino a lui, lo bacio piangendo, era Amelì.

Lo teneva fra le braccia mentre lui singhiozzava e chiedeva perdono. Era viva, era bella, era piena di luce.

Eduard visse tanti anni dedicandosi alle sue sculture, onorando la Grande Madre, e amando per sempre Amelì.

Con infinito amore

Carla

…ricordi di vita passata, al mio Deimon.

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