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Immagine del redattoreCarla Babudri

Davanti al fuoco: un grazie rifiutato…


Quanta poesia c’è in questo momento solenne, pensai guardando il fuoco che scoppiettava…

E’ una storia così potente, che desidero condividerla per la mia nuova alba, trionfante nel mio consiglio di spiriti. Una cerimonia potente, una iniziazione alla luce, solitaria e per certi versi malinconica in quella genesi di portatori di fuoco.

Lo spirito del fumo, il ricordo sibilante del fuoco un tempo selvaggio. Eravamo io e gli spiriti, dolore e rivelazione nel bagno caldo dei neo-nati dello spirito della fiamma.

Quanta gratitudine scambiata.Il mio consiglio di spiriti era raggomitolato su di me, mi cullava e dondolava attraverso il dolore collettivo del “lasciare andare”, dello sbattere i tamburi su navi di emozioni che mi proponevano di entrare in comunione nel più antico dei regni dei morti…

La razionalità, in questo rito, è stata dannata ad ascoltare lo spirito selvaggio di ognuno di noi: sussurra nell’orecchio di lasciare andare il buio e di aprirsi ai ritmi oceanici e alle prosperose fioriture sensuali.

E’ il corpo che prega e ringrazia, è il cuore che prega e ringrazia.

“Prendi le mie mani, voglio ringraziarti, guardarti negli occhi. Ti sfido a ricordare, lasciami ritornare per un momento nel tuo cuore.

Aspetto da così tante lune piene di dirti quelle parole dimenticate, tutto questo mi perseguita a tenere gli occhi aperti.

Mi hai mostrato cosa significa amare in una terra antica e quanto può essere sacro il desiderio, così scavo nelle ferite aperte e infette che ancora hai lasciato nel mio ventre.

Eppure desidero semplicemente ringraziarti…dirti solo grazie…

Non dirmi che hai dimenticato il viaggio, tutte le mie espressioni arrivano da luoghi lontani, nostri, che ho depositato nel grembo degli spiriti con erba dolce e boccioli di rosa.

Io ero qui, ma tu hai avuto paura e te ne sei andato.

Quanto velo ancora ti separa da me, ma può un fantasma unirsi a una strega?

No!

Allora spiriti, salvatemi!

Mi stringo forte a voi per trattenere le lacrime.

Io sono cieca alla forma. Guardo nella speranza di vedere un’ombra nebulosa o un orbita intenzionale, ma i miei occhi trovano solo l’alba incombente e un fantasma dietro a mille veli esistenziali.

Sono consumata, lasciami ora come mi hai trovato.

Scuotiti pure nella tua tomba spirito dalle mille crisi, la tua volontà non ha più potere in questa dimensione del cuore, e anche se hai avuto paura, chiudo gli occhi e richiamo per un’ultima volta il tuo passaggio mentre il fuoco si affievolisce…

Non siamo pronti, non sei pronto fantasma.

Adesso è arrivato il momento di lasciarti andare, che tu possa guarire e aprire la tua cella di ferro, smetto di toccarti le mani da dietro la prigione, sei ciò che desideri essere, ed è giusto che tu lo sia.

Caro fantasma, ti avrei semplicemente detto: Grazie di Esistere.

E’ questa la chiamata infestata di dolore che devo oltrepassare?

E’ questo il luogo gelido che devo varcare nel silenzio di tumultuose emozioni che si condannano a vicenda?

Allora Fuoco Sacro, consacro a te il tempo, la vita, il ricordo, l’amore e brucio per tornare cenere, e se questa volta gli spiriti approveranno, io andrei, anche se il mio cuore si contorce sotto le costole lascio che tutti cantino il ritmo, bruciando tra le ombre e stringendo le labbra, trattenendo le lacrime…”

Con amore e devozione

Carla

 

 

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